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Rolando Lane

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Il Fondo monetario internazionale  ha approvato  ieri l’introduzione dello yuan, l’altro nome della valuta cinese (renminbi), nel paniere di valute che compongono i Diritti speciali di prelievo (o Sdr) cioè l’unità di conto del Fmi che finora comprendeva il dollaro, l’euro, lo yen e la sterlina.

Gli Sdr sono una valuta teorica e l’inclusione dello yuan  è soprattutto simbolica e certifica che la moneta cinese ha ormai un ruolo significativo nel commercio mondiale ed è usata liberamente a livello internazionale.

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L’entrata dello yuan nel paniere come quinta divisa a partire dal primo ottobre 2016, peserà per il 10,92% ridimensionando i pesi delle altre valute: l’euro scenderà dal 37,4% al 30,9%, lo yen dal 9,4% all’8.3% la sterlina dal 11,3% al 8,1%.

Sostanzialmente invariato il dollaro da 41,9% a 41,7%.

 

Cristine Lagarde, numero uno del Fmi, definisce la decisione “una pietra miliare importante” per l’economia cinese e “ un riconoscimento “ dei progressi che le autorità di Pechino hanno compiuto negli anni passati per riformare il loro sistema.

 

Oltre al valore simbolico del riconoscimento alla Cina del ruolo di potenza economica, l’inserimento ha alcune importanti conseguenze pratiche:dovrebbe infatti produrre un graduale flusso di fondi sul renminbi da parte delle banche centrali, dei fondi sovrani e delle altre istituzioni multilaterali, flusso che in parte è già cominciato. (una settantina di banche centrali hanno investito parte delle loro riserve ufficiali nella valuta cinese).

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